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Noi abbiamo detto NO!

Lo avranno capito che non vogliamo rinunciare alla nostra libertà !!!!!

Sono passati sette giorni dalle votazioni referendarie, ed in questi giorni fiumi di parole sono state messe in campo, sia su carta sia su talk show. In ogni caso le motivazioni prese in considerazione sono state a mio avviso non sempre centrate, o quantomeno non completamente centrate. Sicuramente la componente “Renzi a casa” è stata molto forte, ma se pensiamo alla percentuale dei votanti e di quella che ha detto NO, non si può non tenere conto che nel 2006 Berlusconi tentò di riformare la costituzione, forse anche in modo meno pesante della riforma odierna, ma senza dubbio nella stessa direzione ed il risultato fu plebiscitario come nella votazione del 4 dicembre, anche se con un’affluenza nettamente inferiore. Credo che gli Italiani si compattino intorno alla carta costituente, non per difendere l’abolizione del Senato o delle Province tantomeno per la chiusura del CNEL, ma per difendersi da qualsiasi tentativo di indirizzamento della carta costituente verso un sistema autoritario, che possa trasformarsi in un uomo solo al comando, ecco qui gli Italiani rispondono compatti “ ABBIAMO GIA’ DATO”. Certo se poi aggiungiamo che il Sig. Renzi nei suoi 3 anni di governo ha fatto praticamente il contrario di tutto quello che aveva predicato nella sua campagna delle primarie, perché è l’unica che ha fatto non essendosi mai presentato ad elezioni politiche, e inoltre ha tradito gli elettori del centrosinistra delle ultime elezioni, gli stessi elettori che hanno permesso il suo incarico di governo, eliminando ad esempio l’Art. 18 dello statuto dei lavoratori, che nel programma del PD non poteva neanche essere messo in discussione, e su altri punti del programma ha seguito più quello che il centrodestra indicava che il programma del suo partito. Ecco credo sia più giusto attribuire all’alta affluenza alle urne il voto politico sul Governo Renzi, ma la percentuale dei NO è senza dubbio l’ostinata difesa della nostra democrazia, quindi se vogliamo veramente modernizzare il nostro paese semplificando e riducendo i costi della politica, lo si faccia mantenendo quei pesi e contrappesi che garantiscano questa nostra democrazia mettendola al riparo da qualsiasi pensiero autoritario. Confesso che anche io avevo riposto in Renzi molte delle mie aspettative di cambiamento, quelle aspettative che milioni di Italiani bramano, quindi ancora più alta è la delusione su quanto è stato fatto, e soprattutto la direzione in cui sono state fatte, una direzione che consolida l’aumentare del divario tra i ricchi ed i poveri, hai quali si è riservato solo mancette elettorali mai qualcosa di strutturale che favorisse l’incremento di posti di lavoro, l’unico modo valido per combattere e risolvere l’indigenza con dignità e soddisfazione. Invece sono ancora i poteri forti ad attrarre l’attenzione del Governo Renzi, le banche in particolare ma anche i capitali sottratti al fisco e la grande industria, mentre gli artigiani ed il terziario in genere non gode di attenzione o di progetti per consolidare la grande importanza nell’economia italiana per questo settore produttivo. Un governo serio e proiettato nel futuro non può non fare i conti con la grande automazione di tutti i settori produttivi, fenomeno che riduce notevolmente l’opportunità lavorativa, e che crea forti incrementi di guadagno per le aziende. Questa ricchezza prodotta senza o con ridotta opera lavorativa, deve in qualche modo essere ridistribuita verso il basso altrimenti il gap tra il ricco ed il povero sarà sempre in aumento, e anche se l’italiano non è un popolo rivoluzionario questa differenza potrebbe portare ad azioni di massa fuori dal controllo. Per un sessantottino come me è dura convincermi che l’unico movimento, sin dalla sua formazione, parla di riportare nelle decisioni della politica il valore della persona come base alla quale asservire l’economia, proprio quello che la sinistra ha sempre ricercato, fino a quando nelle proprie forze ha inglobato correnti di pensiero centriste o addirittura destrorse perdendo di fatto la propria identità. Ecco oggi se dovessi votare farei un bilancio su quante idee del futuro corrispondano alle mie tra il partito democratico che deriva dal PCI, processo iniziato pensando ad una evoluzione del partito comunista italiano, ma finito in una involuzione verso le idee della destra, e il movimento 5 stelle. Questo movimento ha un sacco di cose che non condivido, più per come è gestito in verità che per le idee di società che vorrebbe raggiungere, perché sulla maggior parte delle idee di futuro che persegue mi trova in sintonia, a volte totalmente altre con qualche riserva, ma difficilmente in completo contrasto. Quindi oggi il mio consenso andrebbe senza alcun dubbio a questo movimento, anche sapendo che magari non completamente pronto per governare una nazione, ma il rischio di qualche errore, è a mio avviso più accettabile del sopportare le decisioni di convenienza che continuano a governarci, comunque sarebbe un modo per interrompere il consolidato metodo di collusione negli affari pubblici. Spero che il presidente della Repubblica dando l’incarico all’onorevole Gentiloni di formare il nuovo governo abbia specificato che lo scopo è di avere una legge elettorale omogenea per Camera e Senato che permetta di governare a chi risulterà maggiormente votato dagli italiani, e che si possa andare alle elezioni nel minor tempo possibile.

 

F.B.

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