Sono passati ormai quasi due mesi dal discorso del Presidente Mattarella in occasione della festa della repubblica, discorso come sempre centrato sulla nostra società ed in particolare sugli individui che la compongono. Il Presidente ha toccato un po’ tutti i temi caldi del nostro vivere quotidiano, lo ha fatto come al suo solito con saggezza e moderazione, ma anche con fermezza. Non è mia consuetudine commentare quanto viene detto da politici italiani, in particolare di quei sparatori di cazzate che ogni giorno ne inventano una per poi inventarne una nuova il giorno dopo completamente l’opposto di quella del giorno prima, vedi i due Matteo o Giorgia, non che gli altri siano migliori, ma questi sono da libro dei guinness. Le parole di Mattarella invece hanno continuato a riecheggiare nella mia mente, in particolare per un aspetto a me caro, il lavoro. In questi giorni il ritiro dall’ Afghanistan ha messo in evidenza il triste bilancio dei morti nei 20 anni di impegno in quelle terre, di quei coraggiosi che hanno scelto come lavoro di impugnare le armi e mettere a rischio la propria vita per gli ideali condivisi da tutto il popolo italiano. Sono stati ben 54, un numero considerevole, e visto il risultato ottenuto possiamo sicuramente affermare vittime inutili, sacrifici spazzati via dal vento, serviti solamente ad ingrassare le aziende della guerra. Poi ho pensato, e se facessi un bilancio di questi 20 anni dei morti sul lavoro di quei lavoratori che hanno scelto di non impugnare un’arma, ma che con coraggio ed abnegazione ogni mattina si recano in fabbrica, nei campi, sulle impalcature o alla guida di un mezzo pesante per chilometri e chilometri? Quei lavoratori che permettono a questa repubblica di esistere e progredire, con il solo scopo di mantenere la propria famiglia, di permettere hai propri figli di crescere e magari studiare e migliorarsi nella loro crescita, quindi con l’aiuto di internet ho cercato quei dati che mi permettessero questo bilancio.
Anni | Morti | Anni | Morti |
2001 | 1528 | 2011 | 1361 |
2002 | 1454 | 2012 | 1336 |
2003 | 1433 | 2013 | 1217 |
2004 | 1312 | 2014 | 1159 |
2005 | 1265 | 2015 | 1306 |
2006 | 1329 | 2016 | 1164 |
2007 | 1193 | 2017 | 1155 |
2008 | 1104 | 2018 | 1247 |
2009 | 1032 | 2019 | 1156 |
2010 | 1464 | 2020 | 1270 |
Il numero è impressionante, quasi un paese come quello in cui vivo è scomparso, 25485 hanno perso la loro vita sul posto di lavoro, quasi sette lavoratori al giorno hanno dato la vita per lavorare (6,97), “Il ricordo del sorriso di Luana D’Orazio impegni tutti al dovere di affrontare il tema della sicurezza dei lavoratori con determinazione e con rigore” queste le parole del Presidente Mattarella, ma questa determinazione questo rigore in questi ultimi 20 anni dove stava, chi doveva mettercelo, a questa repubblica interessa la vita dei suoi lavoratori? La vita di quei 25485 è servita solo ad ingrassare chi della sicurezza pensa solo ad un impedimento, ad un mezzo per allungare i tempi di lavoro, un po’ come per i 54 militari, a far soldi. Mi dispiace che si parli continuamente di questo problema con retorica, con fantomatici impegni a risolvere, con proclami più o meno urlati, ma mai un provvedimento che diminuisca drasticamente questo eccidio. Mai che la giustizia condanni i responsabili solo casse in legno e lacrime e magari belle parole, lutti cittadini, in pratica solo fumo negli occhi, e ancora lacrime.
F. Bientinesi