Family Day Riflessioni

In questi giorni l’argomento delle discussioni si è focalizzato su un tema che riguarda con il convivere con il “diverso”, ed in particolare se quest’ultimo abbia diritto o meno di usufruire di quei diritti civili che lo stato italiano offre ai “normali”. Fiumi di parole e inchiostro si sprecano sulle unioni civili, e come queste debbano essere legiferate, visto che ho un mezzo per poter esprimere le mie considerazioni, i miei interrogativi ed il mio pensiero ho deciso di utilizzarlo per condividere con chi volesse leggere ciò che mi passa per la mente su questo tema. Intanto come premessa il mio pensiero sul “diverso”, credo che ogni persona uomo, donna che non sia la mia persona è un diverso, che sia eterosessuale, omosessuale, bisessuale, cristiano, mussulmano, buddista ecc. ecc., non ha importanza è comunque un “diverso” da me. Detto questo, penso che se io posso avvalermi di diritti che lo stato italiano mi garantisce non capisco per quale subdolo motivo debba essere negato a chi non è me stesso. Certo alcuni diritti e doveri sono strettamente legati al mio stato civile, non religioso, sottolineo civile perché quanto in discussione in questi giorni non può essere mescolato con quanto la nostra cultura religiosa ci suggerisce, o addirittura ci impone. Se per lo stato italiano l’uomo e la donna, senza discriminazioni religiose, politiche e sessuali hanno pari diritti e doveri, non capisco per quale motivo se decidono di condividere la propria vita tra sessi diversi hanno dei diritti e dei doveri di coppia, se invece decidono di condividere la propria vita tra sessi uguali non hanno nessun diritto di coppia. Capisco quanto la chiesa predica ed afferma, ma il sacramento del matrimonio non è l’unione civile, ed è sacrosanta la negazione di questo sacramento a due persone dello stesso sesso, così come lo è per chi ha già ricevuto questo sacramento ma che poi civilmente a dissolto quella unione, per cui per lo stato non è più legato a quella persona, ma per la chiesa lo sarà fino alla morte o la risoluzione dettata dalla Sacra Rota. Nell’accesa discussione si riesce a coinvolgere anche i futuri uomini e donne, i bambini, e non lo si fa pensando alla loro crescita, alla loro maturazione in un ambiente di affetto e amore nei loro confronti, in modo che loro stessi possano a sua volta condividerlo con gli altri. I bambini devono essere cresciuti da un uomo e una donna, che poi questi li amino o meno non ha importanza, l’alternativa sono gli orfanatrofi, che pensiero bigotto e crudele, sicuramente non razionale e non per il bene dei bambini ma per l’egoismo di chi magari deve guadagnarci qualcosa. Mi fa poi sorridere lo scandalo dell’utero in affitto, il primo utero in affitto della storia è quello di Maria, che addirittura per come ce lo hanno tramandato non ha potuto neanche decidere se farlo o meno, gli è stato comunicato e basta, potremmo considerarlo addirittura uno stupro, certo divino ma non certo deciso da Maria. Quindi in conclusione credo che chi si erge a difensore della famiglia in verità sia soltanto qualcuno confonde le ragioni religiose con quelle civili, e non vuole il bene dei bambini con il concedere a migliaia e migliaia di bambini procreati da un uomo e una donna ma che dopo la procreazione lo hanno abbandonato di non poter vivere in un ambiente di affetti ed amore, qualunque esso sia l’importante e che possa crescere non in un orfanatrofio.

 

F.Bientinesi

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